giovedì 22 dicembre 2016

VILLA TODERINI DE GAJARDIS


Questo scenografico complesso, edificato tra la fine del Seicento ed il 1780 su commissione della nobile famiglia veneziana dei Toderini, si ritiene possa essere attribuito ad una personalità operante presso la fabbrica di Villa Pisani a Stra, ovvero all’architetto padovano Girolamo Frigimelica oppure ad un collaboratore dell’architetto trevigiano Francesco Maria Preti. 
 
Si compone di una villa padronale e di un oratorio, inizialmente dedicato a San Giovanni evangelista, poi documentato in San Giovanni Battista, e di un ampio parco dove spiccano l’imponente peschiera e la “Mutera”.

La villa è un tipico esempio di villa veneta della Terraferma, concepita non solo come dimora gentilizia dove poter trascorrere momenti di otium, ma soprattutto in funzione dello sfruttamento agricolo. Il prato incluso tra la villa e la peschiera fu un tempo un rigoglioso giardino descritto da Lorenzo Crico nel 1795 come fatto di “piante crescenti, viali ombrosi ed erbe di tal sorte e di sapor”.

Degna di nota è la peschiera quale importante opera di ingegneria idraulica del Settecento, ancora oggi alimentata dalle acque condotte da un sofisticato sistema di canali. 

La collinetta o “Mutera” che spicca nel parco in asse con la villa è stata realizzata rimpiegando la terra scavata per la costruzione della peschiera. Suggestivo belvedere, potrebbe altresì essere stata adibita a ghiacciaia. 
 
Di questo ameno contesto fu ospite il poeta Ugo Foscolo che dedico due odi alla monacazione di Maria Teresa Toderini (1795-1796)


Foto di Villa Toderini realizzata da Pio Dal Cin

STORIA DEL TERRITORIO DI TERRA FERMA SOTTO IL DOMINIO DELLA SERENISSIMA

Dal 1339 al 1797 l’area oggi di pertinenza del Comune di Codognè faceva parte della Repubblica di Venezia. Rientrava nella Podesteria di Portobuffolè, una piccola città murata sulle rive del fiume Livenza che era uno dei centri commerciali più importanti all’interno della Repubblica. Da Portobuffolè partiva la via dei Sali su cui transitava il commercio del sale e dei cereali con il Nord Europa. La via passava attraverso Codognè, un territorio soprattutto lasciato a bosco e zone per il pascolo. Una parte era paludosa. L’area fu denominata Codognè per la presenza di piante di mela cotogna. Ancora oggi il toponimo deriva da questo frutto.
Poiché quest’area era per lo più lasciata a vegetazione, molte terre risultavano essere di proprietà pubblica-comunale. Nel Seicento la Repubblica dovette affrontare una serie di crisi economiche, dovute ad alcune guerre costose. Il Doge autorizzò quindi la vendita di alcuni di questi terreni pubblici-comunali e per questo i Toderini richiesero di poterne acquistarne una parte. Dal 1664 al 1690 tanti furono gli acquisti a Codognè (anche da privati, perché funzionali a creare un grande podere). Questo territorio, che prima era solo bosco o pascolo, finalmente si ingentilì con la presenza di questa importante famiglia veneziana:
Intorno al 1690 cominciò la costruzione di una grande villa di campagna, forse per volontà di Giobatta e Todero Toderini. Le terre limitrofe divennero coltivate e bonificate. Questo permise le condizioni per lo sviluppo del villaggio, da cui poi crescerà Codognè.
Nel 1780 Ferdinando Toderini chiese alla Serenissima di poter creare dei canali per far scorrere l’acqua per i propri campi. Ecco che venne realizzata la peschiera, che aveva molte utilità:
  • per l’irrigazione dei campi ed il potenziamento dell’agricoltura;
  • per l’allevamento ittico;
  • per la produzione di limo, fertilizzante naturale per i campi;
  • a decoro della villa e del giardino.
Nel 1845 la famiglia Toderini si estinse e le sue proprietà furono smembrate e rivendute.
Foto di Villa Toderini realizzata da Pio Dal Cin

LA VILLA

Si tratta di uno tra i più suggestivi esempi di villa veneta. In essa si identificano due importanti valori: quello dell'investimento economico (l'azienda agricola) e quello della località ideale per lo svago, la villeggiatura e cenacolo culturale.
Si compone di:
  • un palazzo centrale, dimora patrizia, dalla facciata scenografica
  • una barchessa (a destra)
  • un oratorio dedicato a San Giovanni Battista (l’aspetto attuale è una sintesi della prima costruzione, risalente al 1790 circa, con aggiunte del primo Novecento) (a sinistra)
  • la stalla ed il deposito (a sinistra)
  • l’ampio giardino coronato dalla peschiera
Il palazzo centrale si caratterizza per la simmetria delle sue parti. In alto, sulla facciata si scorge lo stemma in pietra della famiglia Toderini (torre coronata con stella).
Fu edificato in due fasi:
  • dal 1690/92 circa alla prima metà del 1700: adattamento e ristrutturazione di un edificio preesistente.
  • dalla seconda metà del 1700 al 1790 circa: interventi voluti dal gusto eclettico di Ferdinando Toderini (ampliamento delle ali dell’edificio patrizio, ampliamento della barchessa, costruzione della peschiera e del giardino, risistemazione dell’oratorio).
Attualmente, di originale è rimasta la facciata, in quanto i decori originali degli interni sono molto alterati a causa del subito bombardamento del 1917 (durante la I° Guerra mondiale, infatti, la villa fu requisita e divenne sede delle truppe austroungariche)  e dai saccheggi in età napoleonica e durante la Seconda Guerra mondiale.
Ancora oggi la villa si distingue per essere uno splendido esempio in stile palladiano, caratterizzato da un corpo centrale che emerge con le due ali laterali, dal gusto neoclassico (impiego di colonne, lesene, timpani…), dalla barchessa. L'effetto attuale è altresì mutuato da un leggero gusto barocco (stucchi di coroncine, composizioni floreali, cornici sinuose….).
Oratorio

A sinistra dell'edificio patronale si trova l'oratorio, a pianta ottagonale, ad un’unica aula, con una decorazione sobria (stucco e pittura). L’altare è barocco, realizzato con marmi colorati, sovrastato da una pala che rappresenta la Sacra Famiglia, eseguita nel primo Novecento. L’Oratorio risale al 1780 (data riportata sul pavimento).

Veduta aerea di Villa Toderini e del PArco della Mutera

Davanti alla villa oggi vi è un enorme prato, ma le testimonianze del XVIII secolo lo descrivono ricco di piante, ricercate e rare, una parte dedicata ad orto per la produzione di verdura e frutta per l’uso domestico. La Mutera, ovvero una collinetta artificiale ricavata con la terra scavata per la realizzazione della peschiera, ne è diventata il simbolo. La peschiera, con flusso d’acqua ancora funzionante, è una magistrale opera dell’ingegneria Settecentesca. 

[Testo: Lisa Tommasella. Bibliografia: Codognè, Nascita e sviluppo di una comunità trevigiana di pianura tra Liuvenza e Monticano, a cura di L.Caniato e G. Follador, edito dal Comune di Codognè, aprile 1990] 

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